Se la mafia presenta certamente un aspetto militare (un coordinamento di associazioni con una propria efficienza offensiva), ma anche economico, politico, sociologico e culturale, l’antimafia non può permettersi d’essere rozza. L’azione repressiva della Magistratura e delle Forze dell’ordine e l’azione preventiva da parte del mondo politico e imprenditoriale hanno un costo che ben pochi sono disposti a pagare. Solo una riforma intellettuale e morale le renderebbe praticabili nel concreto. A chi spetta questo lavoro pedagogico? All’interno di quale ottica progettuale globale potrebbero attuarlo le scuole, le chiese, le organizzazioni sociali? Con quali criteri, metodi, prospettive? Basandosi sulle proprie esperienze, l’autore prova ad abbozzare un percorso collettivo che riesca a “strappare una generazione alla mafia” (don Cosimo Scordato).