La questione dell’intercultura e dell’immigrazione è e sarà sempre attuale nel panorama culturale, sociale e clinico nel nostro paese. Questo lavoro intende, a partire dalla nostra esperienza pratica e dalla prospettiva della psicoanalisi, provare a costruire un ragionamento sul tema che vada al di là delle due posizioni semplicistiche che vanno per la maggiore: da un lato la chiusura allo straniero, vissuto come presenza intrusiva e destabilizzante per la nostra cultura di appartenenza; dall’altro il vuoto moralismo che incentiva a incontrare la diversità senza tenere conto delle reali difficoltà culturali che questo comporta. Cosa significa incontrare lo "straniero"? Come incontrare quella stessa alterità che alberga in noi stessi, quella parte di noi che sfugge alla nostra consapevolezza e al nostro controllo e che prende il nome di inconscio?